Rubrica
Il primo bassorilievo di Aldo Volpini
La recente inaugurazione della Cassa di Risparmio ha richiamato il generale interesse sull’ultima fatica dello cultore Volpini. Si tratta del bassorilievo “La costruzione del tempio”, esposto in un lato della Galleria per cui si accede alla Cassa di Risparmio. Il tema, caro a vari artisti sammarinesi, è stato molto svolto, sebbene con poca originalità, da stampe, scritti, dipinti. Anche il Volpini parte, per espresso desiderio del Committente, da uno schema, già consacrato da secoli, in cui entrano d’obbligo scalpello e mazzuolo, qualche fronda al vento, la Pieve in lontananza, l’orso che la tradizione dice ammansito da Marino, probabile San Francesco ante litteram. Ma il miracolo, consueto al Volpini che, quantunque studi incessantemente Greci e Cinquecentisti non si lascia imprigionare da nessuna voce per quanto autorevole possa essere, che prepara le sue sculture con disegni studiatissimi e poi al momento della realizzazione sovverte ogni calcolo, si è felicemente ripetuto anche questa volta, nonostante le maggiori difficoltà derivanti da un’opera prima, quale era questa per lo scultore che affrontava i problemi nuovi connessi con un lavoro, il quale ha lo svolgimento e il respiro di un ciclo narrativo, esponendosi a molti rischi, non ultimo quello della frammentarietà o della monotonia. E’ invece affatto inedita questa ardita composizione, incisa a sinistra da una linea scabra che si innalza in desolate robuste scaglie e caratterizzata a destra da un andamento largo, scorrevole per rimbalzi elastici. Tale impostazione per contrasto salva il brano da quei pericoli cui si accennava dianzi, senza lederne l’unità, poiché il tono secco stringato dei piani di fondo trapassa senza fratture, mediante una diversione che funge da elemento equilibratore, nei calmi indugi dei primi piani; di essi la parte più raggiunta è il viso del Santo, espresso da un pittoricismo balenante ed arguto, subito frenato dalla trattazione plastica della barba, la quale non diminuisce per nulla, anzi esalta, quale notazione sottile, squisitamente moderna e non sorprendente in un artista che ama dire cose chiare ed essenziali, ma non povere e frettolose
Carla Nicolini
Trasmessa il 27 dicembre 1963 al giornale radio della RAI